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Il boia libico
La scorsa settimana l’info si è occupata degli aspetti giuridici del caso del capo della polizia giuridica libica Elmasry, arrestato a Torino, in seguito ad un mandato della corte internazionale dell’Aja, ma subito fatto rilasciare da Nordio, ed immediatamente riportato in Libia da un aereo dell’aeronautica militare italiana . Oggi proveremo a raccontarvi chi è […]
January 30, 2025 / Radio Blackout 105.25FM
Memoria. Lo sterminio degli ebrei libici
Nel febbraio del 1942 Mussolini dispose che tutti gli ebrei della Cirenaica fossero riuniti in un campo di concentramento della Tripolitania. In Nordafrica gli ebrei sefarditi fuggiti dalla Spagna per scampare alle persecuzioni dei “re cattolici” Ferdinando di Castiglia e Isabella di Aragona alla fine del quindicesimo secolo, erano numerosissimi. La comunità libica, così come altre nel Mediterraneo Orientale, era ancora più antica. La loro memoria è stata seppellita dalla “Repubblica nata dalla resistenza”, che ha coperto i crimini del colonialismo italiano. Per limitarci alla Libia la rivolta anti coloniale del 1931 venne repressa con uccisioni e deportazioni di massa nel deserto. In un paese di 800.000 abitanti, centomila vennero sterminati. Uno ogni otto. La persecuzione italiana degli ebrei viene sempre dipinta come più dolce, una conseguenza dell’occupazione tedesca. Non è vero. Anche oggi non è interesse di nessuno ricordare gli ebrei morti nel campo fascista di Giado, nella colonia italiana di Libia. Non di un governo che raccoglie l’eredità del fascismo. Non di certa sinistra che punta il riflettore solo sugli ebrei askenaziti che vivevano in Germania e nell’Europa dell’est, mettendo in ombra la violenta persecuzione delle comunità sefardite arabofone che vivevano in Libia, durante l’occupazione italiana. Una persecuzione che proseguirà anche nel dopoguerra, quando buona parte delle comunità ebraiche del Nord Africa, dell’Arabia e del Mediterraneo Orientale vennero perseguitate ed espulse da paesi dove vivevano da centinaia di anni. Nella stessa Libia i pogrom del 1945, del 1948 e del 1967 obbligarono all’esilio i superstiti delle persecuzioni fasciste. Quelli che seguono sono alcuni frammenti della storia dimenticata degli ebrei rinchiusi nel campo di concentramento di Giado. All’inizio del marzo 1942 furono compiuti i primi rastrellamenti della comunità ebraica della Cirenaica sotto la guida del generale Bastico. Così sorse il campo di concentramento di Giado, centottanta chilometri a sud di Tripoli, presso il crinale di Gebel Nefusa. La testimonianza del deportato Ofek è sconvolgente: “Ogni due settimane, l’oppressore appendeva nella piazza di Bengasi un elenco delle famiglie che si dovevano preparare per poi recarsi nelle scuole da dove si sarebbe partiti. Ci caricarono sui camion, quelli solitamente usati per il trasporto delle merci: il viaggio sarebbe durato cinque giorni. In tutto 2600 famiglie furono portate via. Arrivammo al campo di Giado la vigilia di Pesach, la Pasqua ebraica. Soldati italiani e arabi vigilavano sul reticolato e chiunque si avvicinava rischiava di venire colpito dai fucili dei guardiani. Ci davano 120 grammi di pane al giorno. Le altre cose da mangiare venivano distribuite la domenica per l’intera settimana: cinque grammi di riso al giorno, tre grammi d’olio, tre grammi di conserva di pomodoro, cinque grammi di zucchero e cinque grammi di caffè. Ci costringevano a lavorare per dodici ore di seguito, senza pausa, senza interruzione, senza riposo: una tortura quotidiana. Organizzammo una delegazione di ebrei che andasse dal comandante, il maggiore, per domandare razioni più consistenti. Ci rise dietro. Fu soltanto dopo molti pianti e alcuni discorsi convincenti degli anziani della nostra comunità che il comandante, crudele, consentì agli arabi della zona di venderci verdura, datteri e frumento. Ovviamente non avevamo soldi con noi. Così, dopo una giornata di lavoro, completamente esausti, lavoravamo per il villaggio arabo. Le donne del campo cucivano abiti per loro e in cambio ottenevamo qualcosa dai loro orti…”. A Giado gli ebrei raccoglievano pietre e le trasportavano da un lato all’altro del campo. Un lavoro inutile, senza senso, che serviva soltanto a farli stancare e ad annientarli psicologicamente. Moshe Saban lo ricorda così: “Era terribile. È così che ci siamo ammalati, tutte quelle infezioni e il tifo. Ricordo di essermi tolto la maglietta e di aver visto le cimici: grandi la metà di una zanzara che strisciavano sul mio corpo. La sera, verso le 19 quando cominciava a scendere il buio, eravamo costretti a addormentarci. L’ufficiale entrava con una frusta e guai a chi continuava a parlare o faceva altri rumori. Andava da una baracca all’altra per controllare chi aveva la febbre e portava i malati in ospedale. Chi lasciava la famiglia e andava in ospedale sapeva che non sarebbe più tornato”. Il lavoro era logorante e snervante. Yehuda Chachmon ricorda che erano impegnati “a scavare buche profonde e a entrare nella terra rocciosa. Il giorno dopo portavano un altro gruppo e li costringevano a riempire le stesse buche con la stessa roba. Tracciavano una linea intorno al luogo dove stavamo lavorando e chi osava passare oltre quella linea veniva ucciso”. L’orrore irruppe nella vita del campo quando ormai gli inglesi erano vicini. Arrivò un ordine raccapricciante: tutti gli ebrei maschi dovevano essere radunati e uccisi, mentre i 480 malati dell’infermeria del campo dovevano essere condotti nello scantinato per essere bruciati. All’ultimo, forse per timore di ritorsioni, l’ordine fu revocato. Gli inglesi trovarono a Giado gente malata, con addosso solo stracci, distesa per terra, nelle baracche, in condizioni igieniche inesistenti, priva di letti, stremata dal tifo e affamata. In quel campo persero la vita più di 560 tra uomini, donne e bambini di origine ebraica. Questi numeri fanno di Giado il lager italiano con il maggior numero di vittime. Oggi, giorno della memoria, li ricordiamo. Ma, soprattutto, ricordiamo i loro carnefici. Italiani brava gente.
January 26, 2025 / Anarres
COSA RESTA DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE: MANDATI DI ARRESTO DISATTESI E IL CASO ELMASRY
Osama Najeem Elmasry Habish, capo della polizia giuridica libica, oggetto di un mandato di arresto internazionale, è stato rilasciato e comodamente scortato, per decisione del ministro della giustizia Nordio in Libia, che ha scelto di non convalidare l’arresto. Veniva arrestato a Torino nella giornata di martedì 21 Gennaio, mentre pare stesse assistendo ad un match […]
January 24, 2025 / Radio Blackout 105.25FM
Niger: una nuova politica sulla migrazione?
In un comunicato diffuso tramite radio e tv pubblica, il presidente del Niger, il generale Abdourahamane Tchiani, ha firmato il 25 novembre un’ordinanza che abroga la legge del 26 maggio 2015 sul traffico illegale di migranti.  Sempre il comunicato riporta come tali norme fossero state approvate su pressione di potenze straniere e criminalizzassero attività regolari […]
December 1, 2023 / Radio Blackout 105.25FM