L’organizzazione IHRA nel 2016 ha dato una nuova definizione del concetto, in
uso fin da fine ‘800. Negli anni, il governo di Israele l’ha utilizzata per
difendere le proprie politiche in Palestina. Non gli ebrei, secondo diversi
esperti
L'articolo Come Israele strumentalizza l’antisemitismo proviene da IrpiMedia.
Tag - Palestina
Devo avere una casa
per andare in giro per il mondo.
Sono passati 30 anni da quando una manciata di sognatorə, tra studentə,
lavoratorə e disoccupatə, decise di liberare lo spazio di via Revello 3 in zona
San Paolo.
30 anni di rottura contro il deserto attorno lasciato dalle istituzioni.
30 anni di lotta insieme, attraversando generazioni, crisi e repressione, slanci
rivoluzionari.
A 30 anni da quel giorno, viviamo in un periodo di guerra continua, per questo
il nostro primo pensiero va alla Palestina, un periodo governato dai fascisti
del terzo millennio che ogni giorno erodono i diritti conquistati con le lotte
del passato, tentando di spezzare i legami e le reti solidali che creano le
nostre comunità resistenti. Tre decadi in cui abbiamo visto inasprirsi a suon di
decreti sicurezza, la repressione per chi lotta, chi non si allinea e tiene alta
l’attenzione sulle violenze perpetrate dal governo, siano esse fisiche o
sociali.
Ma se siamo ancora qui è perché il centro sociale ha saputo creare negli
anni quelle reti che non si piegano alla repressione del capitale o a
rigurgiti fascisti, diventando parte integrante e pulsante del quartiere e della
città.
Via Revello e via Millio sono gli spazi che abbiamo chiamato e continuiamo a
chiamare casa per tuttə.
Spazi che ai bisogni reali hanno dato risposte concrete attraverso gli
sportelli per la casa, il lavoro o supporto legale. Spazi che
garantiscono un’accessibilità alle cure fuori dalle logiche capitalistiche e
patriarcali, come la microclinica Fatih, la consultoria FAM o la palestra
popolare Dante Di Nanni.
Spazi che hanno dato la possibilità di sperimentare e di condividere conoscenze
in modo circolare, senza capi né maestrə, creando i laboratori che ancora oggi
vivono nel centro, dall’Hacklab al Gila, dal birrificio SNEB alla ciclofficina,
dall’orto di Walter alla biblioteca Goliarda Sapienza. E altri, che aspettano di
essere aperti.
Spazi che ogni anno accolgono e danno voce, attraverso assemblee e incontri, a
lotte locali e nazionali. Al fianco dellə ultimə e də marginalizzatə e a difesa
degli spazi pubblici, del territorio e delle libertà che ci stanno rubando.
Spazi che si svuotano per riempire le strade, liberare altri luoghi oppure
proteggerli dalle tasche degli speculatori, per essere il sassolino che inceppa
gli ingranaggi, per portare conflitto, come reale motore di cambiamento.
Guardando al Chiapas e al Kurdistan per prendere spunto per nuove forme di lotta
che riescano ad essere breccia.
Spazi che hanno creato una comunità antifascista che da 30 anni si oppone a
leggi neoliberali e liberticide, alla detenzione amministrativa e razzista, alle
guerre genocide, alla devastazione dei territori, alla sovradeteminazione dei
corpi.
Spazi che hanno permesso a migliaia di persone di fare socialità fuori dalle
logiche commerciali, semplicemente attraversando il centro, partecipando alle
cene popolari o alle centinaia di serate con proposte musicali e teatrali
lontano dal mainstream.
Spazi attraversati da chi non c’è più, ma portiamo sempre nel cuore.
Per questo vogliamo festeggiare, non un compleanno o un anniversario, ma 30 anni
di comunità in lotta. 30 anni di complicità e solidarietà.
30 anni di osare e sognare insieme l’avvenire.
E lo faremo come sempre dal basso ma in grande e lentamente.
Abbiamo iniziato ritrovandoci alla cena sociale di venerdì 11 ottobre per una
serata in compagnia e farci gli auguri. Grazie mille a tutt3, è stato un ottimo
inizio! Proseguiremo il 19 ottore con una serataccia tra performance, metalli
rigenerati, fuochi e percussioni che ci faranno danzare fino a tardi!
CHI SOGNA NON SARA’ MAI SOL@
CHI LOTTA NON MUORE MAI!
TORINO / 1,2 e 3 Novembre 2024
Se primavera ed estate 2024 sono state scandite dal calore di proteste,
scioperi, rivolte ed evasioni – sopratutto dentro le galere di in ogni parte del
paese – non si può dire che la controparte non stia, di pari passo, affilando la
sua lama, puntandola spietatamente contro poverx, migranti e ribelli nonché
chiunque porta solidarietà e prova a opporsi e resistere. Gli strumenti
legislativi a disposizione delle procure si stanno, infatti, rimpolpando di
disegni e decreti legge criminogeni che mirano ad ampliare il ventaglio dei
reati, intensificarne le pene e abbassare la soglia di punibilità.
Il ddl 1660, in corso di approvazione, rispecchia molto bene la realtà in cui ci
vogliono costringere a vivere. Difatti, in maniera molto dettagliata e puntuale,
va a colpire tutti gli ambiti dove negli ultimi anni sono state portate avanti
le proteste e le lotte più incisive che hanno attraversato il paese, dai luoghi
di detenzione (carcere e CPR) alle mobilitazioni contro il disastro climatico.
D’altronde non servirebbe uno degli ultimi omicidi – in ordine temporale, e tra
i più noti, che da decenni accadono nelle campagne italiane – di Satnam Singh a
ricordarci che la linea del colore e l’oppressione di classe segnano
indelebilmente il destino all’interno delle dinamiche di sfruttamento della
forza lavoro. O l’assassinio di Oussama Darkaoui nel CPR di Palazzo San Gervasio
a ribadire, ancora una volta, come le galere amministrative assolvano
quotidianamente a uno dei loro compiti principali: terrorizzare i/le liberx
senza documenti europei – resx clandestinx dalle leggi – affinché non osino
lottare, autodeterminarsi ed esistere fuori dagli schemi della paura e del
dominio.
Eppure, questa calda estate ci ha dimostrato che davanti alla brutale
ingiustizia e violenza agita dallo Stato, non è solo la paura a dominare gli
animi. Da Nord a Sud le proteste hanno scaldato i centri di detenzione – sia
penale che amministrativi, ad ogni latitudine e per mano di ogni età. Fuori da
quelle mura, solidali e complici han cercato le proprie strade per mostrare
supporto, tessere legami, far circolare le notizie, rendersi tasselli di
comunicazione, affiancando chi ha deciso di parlare per sé attraverso rivolte e
proteste.
Sappiamo che il capitalismo differenziale – tanto più se in crisi economica e in
un panorama bellico – ha sempre più bisogno di allargare le maglie quantitative
del contenimento, irregimentare i metodi di tortura con il fine – neanche tanto
sottinteso – di terrorizzare su larga scala e contenere coloro che si ribellano.
Guerra, violenza, repressione, sorveglianza e incarcerazione, costituiscono gli
strumenti necropolitici per antonomasia che si ripercuotono materialmente sui
corpi provocando morte e sofferenza. Spezzano i legami ma, allo stesso tempo,
producono nuove relazioni sociali, nuove grammatiche del potere, iscrivendole
all’interno di un’economia politica imperniata sulla gerarchizzazione
dell’umano.
La necropolitica, provando a interpretare i presenti sconvolgimenti globali, non
è tuttavia semplicemente un processo bensì un vero e proprio paradigma. Il
conflitto bellico tra l’Ucraina e la Federazione Russa e il genocidio in atto da
parte dello stato sionista nei confronti della popolazione palestinese, sono –
all’interno di questo quadro – potenti esempi di come agisce tale macchina.
Alle nostre latitudini i venti di guerra soffiano in molteplici direzioni; ne
sono un esempio, da un lato, gli investimenti massicci nel settore bellico da
parte del governo Meloni, dall’altro la stesura di decreti sicurezza, creati ad
hoc, in cui vengono categorizzati sempre più nuovi nemici interni, evocando
incessantemente una supposta minaccia incombente sulla stabilità del sistema
economico e sociale.
Non limitandoci a osservare il fenomeno della guerra, come mera espressione
dei/delle governanti di turno o di contingenti necessità geopolitiche, ci preme
piuttosto leggere il presente bellico come parte integrante del capitalismo, e
nella fattispecie di quello neoliberale, grimaldello della paura e della
retorica massmediatica: base discorsiva per l’assestarsi o l’accelerare di
alcune modificazioni del presente. Fondamentale, in merito ai discorsi oggetto
di questa chiamata, l’intensificarsi di una retorica potente sul nemico interno
delineato, non solo in chi lotta o dissente, ma soprattutto in colui che si
trova ai margini del privilegio di classe e razza. A tal proposito, il razzismo
sistemico e sistematico, l’islamofobia, la clandestinizzazione forzata delle
persone in viaggio senza documenti europei, la brutalità delle frontiere e le
morti in galere e CPR, sono parte del complesso set di strumenti torturatori che
il potere si dà per tenere sotto scacco una vasta quantità di popolazione. Ne
consegue un’architettura lineare che oggi sfrutta sul lavoro, domani capitalizza
nei centri di detenzione e – magari – in un futuro guerreggiato neanche troppo
lontano, ricatta per comporre le fila di una possibile legione straniera.
Delineare la geografia del razzismo sistemico e sistematico diventa lo strumento
analitico fondamentale per trovarsi, tra complici e solidali, riconoscersi e
identificare i punti di attacco. A seguito dell’importante chiamata promossa
dalla Rete Campagne in Lotta
(https://campagneinlotta.org/violenze-e-morte-alle-frontiere-razzismo-quotidiano-segregazione-rispondiamo-a-tutto-questo/)
ad Aprile a Roma, proponiamo un seguito di quel momento di confronto a Torino,
per l’1/2/3 Novembre 2024.
Occasione preziosa per lanciare anche un’iniziativa pubblica contro la
riapertura del CPR di Torino, chiuso per la prima volta nel Marzo 2023 grazie a
tre settimane di coraggiose rivolte, che han permesso al fuoco di distruggere,
totalmente, una galera per persone senza documenti europei attiva da 25 anni.
Un anno e mezzo fa, all’incirca, il CPR di Corso Brunelleschi veniva distrutto
dalla rabbia dei reclusi, rendendo materialmente più fragile un tassello della
macchina delle espulsioni nostrane. Da quelle calde giornate invernali di fuoco,
numerose sono state le rivolte, le evasioni e gli scontri contro la polizia, che
hanno caratterizzato la quotidianità all’interno dei lager di Stato italiani. La
violenza agita dalla detenzione amministrativa va inserita in un quadro ampio e
complesso che conduce a uno sguardo sulla macchina delle espulsioni e ai CPR,
come la punta visibile di un iceberg, in cui si annodano più strati e substrati
di violenza e razzismo sistemico.
Se, infatti, il razzismo è un concetto solido – tangibile nella sua produzione
di conseguenze materiali – urge produrre un discorso intellegibile che, con
puntualità, renda esplicita la geografia dell’oppressione, lungo la linea del
colore e della classe.
Estrapolare la lotta contro i CPR, da un discorso unicamente antidetentivo, ci
consente di rendere esplicito il ruolo che queste prigioni hanno nel fungere
anche, e non solo, da monito ai liberi e rafforzare così il ricatto del permesso
di soggiorno. Lottare contro le galere amministrative, assume così, un
significato nel porsi a fianco dei migranti, lavoratori e non, che chiedono
documenti, casa e tutele per tuttx. In questo panorama, attaccare la forma
tangibile di una frontiera vuol dire porsi al fianco di chi è rimbalzato,
tramite dispositivi e leggi europee, tra l’essere l’oggetto di scambio tra
Stati, merce di profitto per privati, strumento di pressione mediatica per fini
nazionalistici e/o manodopera a basso costo.
Sentiamo sempre più urgente, prioritario e impellente incontrarci e organizzarci
per analizzare il reale mortifero in cui viviamo, trovarci tra complici e
tessere le reti di alleanze possibili con il fine di trovare i punti di attacco
all’impianto razzista che scandisce la quotidianità nel capitalismo di oggi.
Il coraggio dirompente del reclusi del CPR di Torino nel Febbraio 2023 non può
rimanere silente, dimenticato e rifagocitato dalla macchina razzista.
A tal proposito invitiamo compagnx, complici, solidali a venire a Torino nei
primi giorni di Novembre per tre giorni di discussione e mobilitazione
nazionale.
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PROGRAMMA GIORNATE
VENERDI 1 NOVEMBRE
ORE 16 CORTEO NEL QUARTIERE DI SAN PAOLO CONTRO LA RIAPERTURA DEL CPR DI CORSO
BRUNELLESCHI
SABATO 2 NOVEMBRE
DALLE ORE 1O ASSEMBLEA PRESSO IL CSOA GABRIO, via Millio Torino
DOMENICA 3 NOVEMBRE
DALLE ORE 10 ASSEMBLEA (solo la mattina)
Per info e ospitalità scrivere a: antirazzistxpiemonte[at]autistici.org
📣Prepariamoci insieme per il Nazra Palestine Short Film Festival! Vi aspettiamo
per una giornata di sport popolare aperto a tuttə con proiezione di corti sullo
sport in Palestina, accompagnati da cibo veg per tuttə! I corti proiettati
saranno: 🎞️ 𝗧𝗼𝘂𝗿 𝗗𝗲 𝗚𝗮𝘇𝗮 di Flavia Cappellini (19’) 🎞️ 𝗚𝗮𝘇𝗮,
𝗳𝗼𝗼𝘁𝗯𝘂𝗹𝗹𝗲𝘁 di Iyad Alasttal (20’56’’) 🎞️ 𝗚𝗮𝘇𝗮, … Continua la
lettura di 🍿𝗪𝗮𝗶𝘁𝗶𝗻𝗴 𝗳𝗼𝗿 𝗡𝗮𝘇𝗿𝗮📽️ →
Pochi mesi fa abbiamo aperto un sito per diffondere informazioni, articoli,
riflessioni e approfondimenti sulla Palestina, sulla resistenza palestinese e
sull’occupazione israeliana del loro territorio.In particolare segnaliamo
un’ampia intervista con un’operatrice sanitaria rientrata da poco dalla striscia
di Gaza, in cui si parla di temi spesso dimenticati come la situazione del
sistema sanitario e in … Continua la lettura di GABRIO X PALESTINA →
NESSUNA ARMA X NESSUNA GUERRA
Politecnico di Torino occupato - Corso Duca degli Abruzzi 24
(mercoledì, 29 maggio 10:00)
TENDATA DAVANTI LE UNIVERSITA' IN SOLIDARIETA' CON LA PALESTINA
Palazzo Nuovo - Via Sant'Ottavio 20 a Torino
(lunedì, 13 maggio 10:30)
NO AGLI ACCORDI TRA UNIVERSITA' TORINESI E AZIENDE DEL FOSSILE E DELLE ARMI.
Porta la tua tenda e manifesta con noi il tuo dissenso.
Palestina libera. Università libere.
SECONDO APPUNTAMENTO DEL CICLO DI INIZIATIVE SUL GENOCIDIO IN CORSO DEI
PALESTINESI
Ex Lavatoio Occupato - Via Benedetto Brin 21
(sabato, 4 maggio 13:00)
SECONDO APPUNTAMENTO:
SABATO 4 MAGGIO 2024
ORE 13 PRANZO
ORE 15 DISCUSSIONE:
Il modello israeliano in Europa Occidentale e il fronte interno della guerra:
laboratori di sperimentazione bellica attraverso nuove tecnologie, forme di
detenzione e controllo della popolazione
Ne parleremo con Progetto Palestina e un redattore di Bello come una prigione
che brucia (in onda su Radio Blackout)
EX-LAVATOIO OCCUPATO
Corso Brin 21
TORINO
SPORTXGAZA - PARCO DORA
Parco Dora - Torino
(domenica, 21 aprile 11:00)
DOMENICA 21 APRILE - PARCO DORA - SPORTxGAZA
Domenica 21 aprile vi aspettiamo, insieme a numerose realtà torinesi, a Parco
Dora per una giornata di attività e sport in solidarietà con la Palestina
Attività sportive
dalle 11:30 calcetto
11:00 - 12:30: parkour
12:00 - 12:30 introduzione slackline
12:30 - 13:30 pranzo
13:30 - 15:00 pallavolo
14:00 - 16:00 acroyoga
14:00 - 16:00 skate
15:00 - 17:00 pole dance + cerchi e goccia
15:00-17:00 acrobatica aerea
15:00 - 17:00 boxe
14:30 - 15:30 arrampicata
15:00 - 17:00 attività bambin* circo e breakdance
16:00 - 17:00 brazilian jujitsu
12.30 - 13.30
Pranzo solidale per la Palestina (inclusa opzione veg)
14.30 - 16.30
Truccabimb* e attività di circo per bambini e bambine
Dalle 17.00
Dibattiti sulla Palestina e su ciò che sta accadendo ora a Gaza
Musica durante la giornata:
Dj set
12/15:30 Dj Set
Obie e Nawakokis
Live
15:45/16:15 Mughi
16:15/16:45 Zoë
19/19:30 Menestrella
19:30/20 Ellie cottino + Sista Sofy
20/20:30 Baggy
20:30/21 Michael sorriso
21/21:30 Norman ego
21:30/22:30 Original artisti:
Stev-n, Milo e Slimma D
22:30/23 Kaijoski
Durante la giornata ci saranno degli InfoPoint con materiali informativi circa
quello che sta accadendo a Gaza e le realtà torinesi e nazionali che si occupano
di fornire supporto e solidarietà al popolo palestinese
Aderiscono: Coord. TorinoxGaza, Moschea Omar di via Saluzzo 18, API
(Associazione dei Palestinesi in Italia), Progetto Palestina, Palestra popolare
Dante di Nanni, Palestra Popolare Clim Manituana, Palestra Popolare Antirazzista
Neruda, Palestra Popolare Iris Versari, Asd Aurora Vanchiglia, Torino sul filo,
Antifa Boxe Torino
LIBERAZIONI 2024: PROIEZIONE DEL FILM SARURA
Saluzzo (CN) - Via savigliano 30
(domenica, 21 aprile 18:00)
Nell'ambito di Liberazioni 2024:
Proiezione film SARURA the future is an unknown place, un film di Nicola
Zambelli
Intervento di Rasha, studentessa palestinese attivista della campagna BDS.
Dalle ore 18
A Saluzzo in via savigliano 30