L’impresa del bene, terzo settore e turismo a Napoli. Giovedì allo Scugnizzo Liberato
(disegno di diego miedo) Sarà presentato giovedì 27 febbraio 2025, alle ore 18:00 allo Scugnizzo Liberato (salita Pontecorvo, 46), L’impresa del bene. Terzo settore e turismo a Napoli, un libro di Luca Rossomando. Con l’autore ne discuteranno Gaetano Quattromani e Giovanni Zoppoli. L’espansione non regolata del turismo di massa a Napoli ha prodotto cambiamenti impensabili fino a pochissimi anni fa, modificando il paesaggio e la struttura socio-economica della città. I grandi enti del Terzo settore attivi nel centro storico – fondazione Foqus, fondazione di comunità San Gennaro, L’Altra Napoli Onlus – esercitano un’influenza crescente sulle scelte dei governanti, indicando le priorità operative ed elaborando le narrazioni egemoniche intorno alle quali si costruisce il consenso e si rimodella la città. La loro azione risponde a logiche strettamente imprenditoriali, basate sulla  convenienza economica, la competitività, la reputazione mediatica; la loro priorità è lo sviluppo di nuovi segmenti di mercato in cui dispiegare senza ostacoli le proprie attività. Queste  dinamiche, sullo sfondo della “città del turismo”, stanno producendo conseguenze opposte a quelle propagandate dai grandi enti: non la vivibilità dei quartieri, la partecipazione, il benessere delle comunità, ma la precarietà abitativa, lavorativa ed esistenziale dei suoi abitanti più fragili.
February 22, 2025 / NapoliMONiTOR
La parola al Neruda: Conferenza Stampa sotto la Rai
Ma non siete stanchi di sentire solo la versione dell’accusa?  Da questa domanda, lanciata provocatoriamente dalla Signora Bulian durante il servizio a intento diffamatorio di Quarta Repubblica, parte la controrisposta che lo Spazio Popolare Neruda ha presentato nella conferenza stampa indetta direttamente sotto la Rai. La sede per la conferenza stampa è stata scelta in […]
February 22, 2025 / Radio Blackout 105.25FM
Gli algoritmi non hanno vita propria
Emergeranno forme di controllo nuove e più sofisticate, non solo perché l’intelligenza artificiale è nata per controllare quello che pensiamo e facciamo in modo da fare sempre più profitti, ma perché chi sta in basso trova sempre il modo di resistere e superare in astuzia chi sta in alto. di Raúl Zibechi da Comune-Info La diffusione dell’intelligenza artificiale (AI) e la naturalizzazione dei suoi risultati non vanno di pari passo con la comprensione dei suoi meccanismi, di chi la promuove, con quali interessi e obiettivi. Se non facciamo questo esercizio, saremo vittime passive in modi che non conosciamo. In una recente intervista, lo storico e filosofo Yuval Harari sostiene che l’intelligenza artificiale consente “una sorveglianza totale che pone fine a ogni libertà”. Egli avverte che la capacità di sorveglianza supera di gran lunga quella di qualsiasi dittatura o regime totalitario, poiché attraverso telecamere di sorveglianza con capacità di riconoscimento facciale e telefoni cellulari, si ha la capacità di controllare i minimi atteggiamenti di tutte le persone ovunque arrivi Internet. Personalmente ho verificato che mi inviano pubblicità di prodotti o marchi di cui sto parlando con la mia famiglia e i miei amici, quasi immediatamente. Sappiamo che l’intelligenza artificiale ci consente di ascoltare qualsiasi conversazione, non importa quanto intima, e ogni movimento e comunicazione che facciamo tramite i telefoni cellulari. Harari dice che “l’intelligenza artificiale è diversa da qualsiasi tecnologia inventata in precedenza”, perché a differenza delle tecnologie precedenti, non è nelle mani degli esseri umani né è uno strumento che deve essere attivato dalle persone, ma piuttosto “un agente indipendente” che ha la capacità di prendere le proprie decisioni “da solo”. Sostiene che nei media, che “costituiscono la base di una democrazia su larga scala”, non sono più gli editori a prendere le decisioni editoriali, ma piuttosto “sono gli algoritmi a decidere quale dovrebbe essere la storia consigliata”. Penso che molti degli argomenti di Harari siano interessanti e che la sua denuncia della massiccia manipolazione dell’informazione sia molto importante. Facciamo un ulteriore passo avanti, per approfondire le conseguenze dell’intelligenza artificiale: “Gli algoritmi aziendali hanno scoperto che è necessario diffondere fake news e teorie che aumentino le dosi di odio, paura e rabbia negli utenti, perché questo spinge le persone a impegnarsi, a trascorrere più tempo sulle piattaforme e a inviare link in modo che anche i loro amici possano arrabbiarsi e spaventarsi”. Conclude che si tratta di un modello di business perché “il coinvolgimento degli utenti è alla base di tutto”, per cui il tempo che ciascun utente trascorre sulle piattaforme porta le aziende a guadagnare di più, poiché vendono più annunci e, soprattutto, “raccolgono dati che poi venderanno a terzi”. Un’analisi molto interessante, che si conclude con una frase devastante: “Le persone del settore sono intrappolate in una mentalità da corsa agli armamenti, da concorrenza e da non lasciarsi vincere”. Credo, tuttavia, che mancano due aspetti per completare il quadro perché, in caso contrario, si può perdere il contesto di ciò che sta realmente accadendo: il primo è che gli algoritmi non hanno vita propria, ma sono stati creati dal sistema per migliorare i suoi profitti, approfondendo il controllo delle nostre menti; il secondo è che la storia del capitalismo è proprio questa. Harari sostiene che l’intelligenza artificiale prende le decisioni da sola: questo è vero solo in parte se guardiamo solo alla tecnologia ma non a chi l’ha creata e la gestisce per conoscere anche i desideri più profondi delle persone. In secondo luogo, dobbiamo tornare alla storia del Panopticon, del Taylorismo e del Fordismo per vedere come il controllo del capitalismo si è approfondito. Negli eserciti emerge il panopticon. Le tende dei soldati dovevano essere rigorosamente allineate in modo che gli ufficiali potessero rilevare il minimo movimento. Poi si è spostato nelle carceri, negli ospedali, nei centri educativi, nelle fabbriche; sempre per limitare l’autonomia delle persone. Le telecamere che si moltiplicano nelle nostre città hanno lo stesso obiettivo. Nelle fabbriche, durante il periodo produttivo, l’operaio specializzato controllava le macchine e i loro tempi di lavoro. Verso la fine del XIX secolo venne imposta l’“organizzazione scientifica del lavoro” ideata da Frederick Taylor, che divideva i compiti tra chi esegue i movimenti e chi pianifica e impartisce ordini. L’obiettivo era trasformare l’operaio in un “gorilla ammaestrato”, sottoposto alle macchine, capace solo di compiere movimenti precisi e cronometrati. Con la catena di montaggio creata nelle fabbriche Ford, si chiuse un primo ciclo di controllo operaio, poi approfondito con il “toyotismo”, quando gli operai riuscirono a neutralizzare le precedenti modalità di sfruttamento, nel decennio delle lotte operaie degli anni Sessanta. Il miglioramento delle tecnologie per il controllo della vita, della natura e di tutto ciò che è umano è il segno distintivo del capitalismo. In questo modo aumenta i suoi profitti, sottomettendo sempre di più gli esseri umani. Emergeranno forme di controllo nuove e più sofisticate, perché chi sta in basso trova sempre il modo di resistere e superare in astuzia chi sta in alto. --------------------------------------------------------------------------------       > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
February 22, 2025 / Osservatorio Repressione
Argentina: “Lo Stato Nazionale decide di non finanziare la lotta agli incendi”
Il fuoco devasta territori e vita nel Chubut, Río Negro e Neuquén. Di fronte alla scarsa azione del governo nazionale, abitanti locali, produttori e popoli originari indicano le cause: siccità prolungate e cambiamento climatico, monocolture di pini e mancanza di prevenzione. Un morto, centinaia di case distrutte e 23.000 ettari sono alcune delle conseguenze. Nel 2024 la Nazione ha utilizzato solo il 26% del bilancio per la gestione del fuoco. di Nahuel Lag, da Comitato Carlos Fonseca L’incendio a El Bolsón continua ad essere attivo. Dal suo inizio, giovedì, alla confluenza dei fiumi Azul e Blanco, ha devastato 2800 ettari, ha distrutto almeno 100 case, oltre a capannoni, veicoli, linee elettriche e animali. I momenti più critici si sono vissuti nei primi giorni, quando il fuoco ha attraversato le case e le fattorie nella zona di Mallín Ahogado. Nella lotta contro le fiamme è morto Ángel Reyes, un abitante di 83 anni. Justo Poso, portavoce della comunità mapuche Newen Che, ha affermato che “il fuoco lo ha fermato il popolo, se non fosse stato così, i danni sarebbero molto più grandi”. La reazione solidale della Regione Andina -regione che unisce le località di El Bolsón con la ugualmente incendiata Epuyén, nel Chubut- è stata spontanea, con attrezzature, fuoristrada, donazioni e cibo per i brigatisti. “Non so se ci sia un corpo dello stato che possa far fronte a simili incendi, ma non ci sono nemmeno risorse, mancano attrezzature per i brigatisti. Gli abitanti da giorni stanno lavorando senza fermarsi, giorno e notte”, avverte Agustín Mavar, produttore dell’Unione dei Lavoratori della Terra (UTT) e volontario nell’incendio, che coincide con Poso sul ruolo fondamentale che hanno svolto gli abitanti. E aggiunge: “Gli incendi sono qualcosa di vistoso per coloro che li vedono in televisione o nel cellulare, ma come ogni notizia passa rapidamente e questa è una catastrofe, bisogna nei prossimi anni accompagnare la gente che ha perso tutto. E domandarsi perché? Perché si sono sviluppati gli incendi?”. Secondo l’ultimo rapporto del Servizio di Prevenzione e Lotta conto gli Incendi Forestali (Splif) del Río Negro, sono ancora sei i focolai attivi nell’incendio di El Bolsón. Senza piogge in vista e una previsione di vento, nella zona delle fattorie i focolai si stanno raffreddando, mentre le fiamme avanzano dall’altro lato del fiume Azul verso la cordigliera e in direzione nord. Per far fronte ad un incendio di questa dimensione, il Servizio Nazionale per la Gestione del Fuoco (SMNF) ha inviato 45 brigatisti, mentre la provincia apporta il resto: 54 sono dello Splif provinciale e altri 120 appartengono ai pompieri volontari locali e dei municipi vicini, e brigatisti che sono giunti da Chubut. Il SMNF ha anche apportato tre aerei antincendio, due elicotteri e telefonini, Il Parco Nazionale Lago Puelo, invia altri 5 combattenti. “Solo per operare, una motopompa ha bisogno di minimo 3 persone. È poca gente; come non bruciano 300 case”, dichiara Mavar. “Quelli che lavorano nei tagliafuoco sono persone che si sono organizzate, di brigatisti dello stato ce ne sono pochi e nulla, si vedono in alcuni punti; perché sono molti i focolai di incendio”, completa Mirta Ñancunao, portavoce del Parlamento Mapuche Tehuelche del Río Negro. C’è un dato che contrassegna la politica del governo nazionale per far fronte agli incendi. Il SNMF, che da dicembre dipende dal Ministero della Sicurezza di Patricia Bullrich, a gennaio non ha speso nemmeno un solo peso e recentemente nella prima settimana di febbraio ha messo a disposizione i primi 75,2 milioni, secondo quanto scaturisce dai dati ufficiali del bilancio aperto. Il Governo nazionale, inoltre, ha terminato il 2024 impiegando solo il 22 per cento del totale del bilancio nazionale destinato all’area, il SNMF ha altre fonti di finanziamento -fidecommessi della Gestione del Fuoco e trasferimenti dalla Sovrintendenza delle Previdenze della Nazione per la riscossione di aliquote di previdenza-, che permettono di mobilitare personale e veicoli, ma potrebbe iniettare più fondi e la decisione, fino a gennaio, è stata di non farlo. Di fatto la ministra Bullrich -da cui dal 27 dicembre dipende il SNMF- nei primi sei giorni non ha menzionato pubblicamente gli incendi. Di fronte alla domanda di Tierra Viva su quali fossero i compiti che svolgeva il Ministero di fronte agli incendi, dal ministero della Sicurezza non c’è stata risposta. La ministra, che a gennaio era presente in Patagonia per guidare lo sgombero della Lof Pailako, ha deciso di rimanere assente dalla catastrofe ambientale che subiscono gli abitanti del Río Negro e del Chubut. Chi è presente a El Bolsón è il governatore Alberto Weretilneck. Ha riconosciuto la mancanza di risorse ringraziando: “Voglio evidenziare la solidarietà di tutti coloro che sono in questa lotta: pompieri, brigatisti, forze di sicurezza e abitanti che si sono uniti con le loro risorse”. “Questo apre un interrogativo sul ruolo del Servizio Nazionale di Gestione del Fuoco. Come può essere che di fronte a simili incendi non intervenga? Il Servizio può intervenire attraverso altre fonti di finanziamento, ma ciò che stiamo vedendo è che lo stato decide di non finanziare con le fonti che dipendono dal bilancio nazionale”, dichiara a Tierra Viva Matías Cena Trebucq, economista dell’area di ricerca della Fondazione di Ambiente e Risorse Naturali (FARN), che seguono l’attuazione del bilancio attraverso  il Monitoraggio Ambientale del Bilancio. Quello di El Bolsón non è l’unico focolaio di incendio nella Patagonia. Già sono rimasti sotto il fuoco 22.800 ettari di bosco nativo, fattorie produttive e abitazioni, secondo quanto ha stimato Greenpeace, in cinque focolai ancora attivi: 10.764 ettari nel Parco Nazionale Nahuel Huapi (Río Negro), 2.723 a Mallín Ahogado (Río Negro), 3.530 a Epuyén (Chubut), 3.200 a Aldea Las Pamas/Atilio Viglione (Chubut) e 2.671 ettari nel Parco Nazionale Lanín (Neuquén). Un’altra fonte di informazione per misurare l’avanzata degli incendi in Patagonia è la Commissione Nazionale per le Attività Speciali (Conae), che fa mappe delle aree colpite dagli incendi nel Río Negro e nel Chubut, a partire da informazioni fornite dai satelliti di osservazione della Terra. Il calcolo della Conae, che non contempla l’incendio attivo nel Parco Nazionale Lanín, assomma a 16.000 ettari devastati. Il SNMF offriva, fino alla precedente gestione, un rapporto giornaliero degli incendi forestali in tutto il paese. Questa pagina di informazione ora dà solo un risultato di Errore. El Bolsón si incendia: la risposta provinciale Il governatore Alberto Weretilneck, che ha applicato sul suolo provinciale la politica di austerità ordinata dalla Casa Rosada, aveva visitato El Bolsón un giorno prima dell’inizio dell’incendio alla confluenza dei fiumi Azul e Blanco, nella località conosciuta come Wharton, porta d’accesso ai rifugi di montagna, dai quali sono dovuti essere evacuati circa 800 turisti. In quella visita, è passato per lo Splif de Bolsón e ha affermato che “durante gli ultimi anni la provincia ha investito per rafforzare questa istituzione e garantire che possano contare sulle risorse necessarie per continuare a proteggere i nostri boschi e le comunità”. Il governatore, parlando con TN, ha cercato di spiegare perché non ci sono state sufficienti risorse per fermare il fuoco che ha divorato case, campi, boschi e fauna: “Il fuoco ha corso ad una velocità di due chilometri l’ora, non ci sono meccanismi di prevenzione a questo”. E ha aggiunto, andando controcorrente al negazionismo della Casa Rosada, che le siccità e il cambiamento climatico “stanno facendo stragi, non abbiamo registrazioni di una siccità così importante, non avremo piogge per i prossimi 15 o 20 giorni”. Di fronte alla gravità dell’incendio a El Bolsón, Weretilneck ha decretato fino al 30 aprile lo “Stato d’Emergenza Ignea” in tutta la provincia, che proibisce di accendere fuochi all’aria aperta o effettuare attività che possano provocare incendi. Su una possibile ipotesi dell’inizio del fuoco, il governatore ha rimarcato che si trattava di un “delitto”, evitando ora di accusare il Popolo Mapuche come il governatore Torres. L’incendio avanza, il bilancio e la prevenzione no  Gli incendi in tutto il paese sono ricorrenti. Gli effetti delle siccità e l’aumento delle temperature (frutto del cambiamento climatico) sono difficili da negare. Gli incendi del 2020 produssero una reazione dello Stato Nazionale, con più risorse, coordinamento e una modifica della Legge di Gestione del Fuoco, che evita la vendita delle terre distrutte, qualcosa che La Libertà Avanza minaccia di cambiare fin dall’annuncio del DNU 70/2023, ma che ancora non ha ottenuto. Un anno addietro, quando Milei giunse al Governo, il Parco Nazionale Los Alerces ardeva. Alcuni mesi dopo, un’altra volta, incendi nei boschi nativi del Córdoba. Durante questo 2024, i fondi che la Nazione destinò per il Servizio di Gestione del Fuoco furono di 12.100 milioni, che furono aumentati a 33.342 milioni dopo gli incendi nel Córdoba. Nonostante ciò, precisa il ricercatore del FARN, sono stati spesi solo 7338 milioni di pesos, il 22 per cento. La cifra della spesa sale al 26,4 per cento se si aggiunge la partita di bilancio destinata alla gestione del fuoco nelle aree dei Parchi Nazionali, dove sono stati spesi 2061 milioni di pesos su un totale di 2172 milioni, anche se l’incendio a Los Manzanos (Parco Nazionale Nahuel Huapi) arde dalla fine di dicembre e ora se ne è attivato un altro nel Lanín. Secondo quanto precisa Cena Trebucq, il livello di spesa del 26,4 per cento per la prevenzione e la lotta agli incendi negli ultimi anni è il più basso. La spesa del bilancio destinato al SNMF e la gestione del fuoco nei Parchi Nazionali fu del 99 per cento nel 2021, del 98 per cento nel 2022, e del 96 per cento nel 2023. Un altro dato significativo è quello che rappresentano questi investimenti per la preservazione dell’ambiente sul totale del bilancio nazionale: “Nel 2022, la spesa del SNMF e l’attività della Gestione del Fuoco (che dipende dall’APN), rappresentò lo 0,084 per cento del Bilancio Nazionale messo in opera. Nel 2023, rappresentò lo 0,035 per cento e, nel 2024, lo 0,001 per cento”, specifica il ricercatore del FARN. Il Governo ha convocato le sessioni straordinarie che sono iniziate questa settimana, ma il Bilancio 2025 non è in agenda e si prorogherà quello del 2024, fatto che dà “maggiore discrezionalità al potere Esecutivo per poter fare modifiche arbitrarie al bilancio”, spiega il ricercatore del FARN. Il Bilancio 2025, in tutti i modi, tornava a mettere in chiaro la preoccupazione della Casa Rosada per gli incendi; riduceva il bilancio nazionale per l’area a 28.603 milioni. Con la proroga, i fondi sono gli stessi del 2024, ma fino al 31 gennaio non si era speso nemmeno un solo peso. Solo 46,9 milioni corrispondenti alla partita dei Parchi Nazionali. Con vari focolai di incendio nella Patagonia, nella prima settimana di febbraio, secondo dati del bilancio aperto, sono stati spesi i primi 75,2 milioni di pesos di un bilancio prorogato di 33.342 milioni. La reazione solidare degli abitanti Mavar è un produttore ovino della località Desemboque, Chubut, situata tra l’incendio di Epuyén -ancora attivo nella zona della cordigliera- e il fuoco che avanza a El Bolsón. Giovedì, venerdì e sabato ha lasciato la sua fattoria ed è andato con la sua motosega ad aiutare gli altri produttori e i vicini dall’altro lato del Parallelo 42, nel Río Negro. “L’incendio a Golondrinas, nel 2021, sapevamo che sarebbe passato, io vivevo lì e potei salvare la mia casa. L’incendio nel Mallín lo si stava aspettando da tre anni, quello che non si sapeva era la dimensione”, spiega su come si vive in Patagonia gli ultimi anni. “L’incendio del Mallín è stato contenuto, in gran parte, per il lavoro della gente. Senza gli abitanti questa sarebbe stata una catastrofe ancor peggiore”, coincide con le parole del werken Poso. Mavar spiega che l’azione è spontanea, senza il coordinamento di nessun organismo ufficiale. “In questa zona uno apprende cosa fare e cosa non fare”, dice e gli viene la pelle d’oca ricordando i giorni di solidarietà, di stare insieme ad un vicino al quale stava prendendo fuoco la casa. Le azioni dei brigatisti municipali, provinciali e nazionali vanno a turni, gli abitanti stanno giorno e notte quando il fuoco si avvicina alle loro case. Al momento di raccontare come gli abitanti si preparano a ricevere il fuoco imminente, spiega che la cosa necessaria è un serbatoio d’acqua, da 20.000 a 100.000 litri, mantenere pulito da rami ed erba secca l’area che circonda la casa e attrezzarsi con manichette e motopompe. “Il fuoco quando avanza non lo fermi, quello che si può fare è attrezzarsi per sgomberare la tua casa”, spiega. Sulla ripetuta problematica della mancanza di controllo dei boschi di pino piantati, insiste: “Noi che siamo stati faccia a faccia con il fuoco sappiamo che ad un albero nativo -un cipresso, un maitén, un maqui- costa prendere fuoco; ti danno del tempo in più per contenerlo. Il pino, passa una scintilla ed è un fiammifero”. “Le testimonianze sono strazianti e ribadiscono l’assenza di organismi statali; oltre al trattamento diseguale di fronte ad abitanti di migliore posizione economica, che sono stati assistiti con acqua di camion cisterna e fuoristrada 4×4. Il grosso della popolazione è stata assistita dai vicini e dalle vicine, e da centinaia di altri della Regione che sono giunti a lavorare per affrontare l’avanzata dei fuochi nelle zone popolate”, completa la portavoce del Parlamento Mapuche Tehuelche. Mavar dichiara che le ipotesi sull’incendio possono essere molte perché “la gente che dà fuoco è incontrollabile, hanno qualche altro scopo: immobiliari, politici, economici, eccetera”, ma segnala che come gli stessi abitanti hanno cominciato a costruire i propri kit di emergenza e i propri equipaggiamenti, lo stato avrebbe dovuto avere una politica per aiutare con attrezzature, con riserve d’acqua o addestrare la gente a situazioni d’incendio. “In questi luoghi, i bambini nelle scuole dovrebbero apprendere a nuotare e a spegnere gli incendi, perché siamo circondati da acqua e bosco. Sono cose che si possono prevedere, ma è politica pubblica”, analizza. “Queste sono catastrofi, sono famiglie che resteranno senza nulla per abbastanza tempo e qui in due mesi comincia seriamente a far freddo. Già c’è gente che sta mettendo insieme le lamiere che sono bruciate, le raddrizza, mette quattro pali e vi si mette sotto, perché non ha dove vivere”, fa pensare l’intensità delle conseguenze degli incendi. Foto: Marcelo Martínez Copertura congiunta di Tierra Viva e Revista Cítrica  4 febbraio 2025 Agencia Tierra Viva
February 22, 2025 / InfoAut: Informazione di parte
Levante: corrispondenza dall’Indonesia tra il neogoverno Subianto e le prime mobilitazioni dal basso
Levante: nuova puntata, a febbraio 2025, dell’approfondimento mensile di Radio Onda d’Urto sull’Asia orientale, all’interno della trasmissione “C’è Crisi”, dedicata agli scenari internazionali. In collegamento con noi Dario Di Conzo, collaboratore di Radio Onda d’Urto e dottorando alla Normale di Pisa in Political economy cinese e, in collegamento dall’Indonesia, Guido Creta, ricercatore in Storia contemporanea dell’Indonesia all’Università Orientale di Napoli, che si sta occupando nello specifico della condizione lavorativa e delle (scarne) possibilità offerte alle vittime del massacro del 1965-1966 ai danni del PKI, Partito Comunista Indonesiano e ai loro discendenti. Nella puntata di febbraio 2025 torniamo quindi in Indonesia, un anno dopo una prima puntata dedicata al grande Paese del Sud – Est asiatico, che con i suoi 284 milioni di abitanti è il quarto più popoloso del mondo dopo India, Cina e Usa, oltre che il più popoloso del globo tra quelli a maggioranza musulmana e tra i più estesi territorialmente, oltre sei volte la superficie dell’Italia. La puntata del febbraio 2024 (clicca qui) di Levante era dedicata al voto in Indonesia, con la vittoria della coalizione conservatrice di Prabowo Subianto, ex ministro della Difesa ed ex generale ai tempi della dittatura di Suharto, di cui è stato anche genero. Il governo Subianto è entrato, formalmente, in carica solo nell’ottobre 2024. Quali sono le principali sfide dell’Indonesia, a livello interno ed esterno? E come la storia politica ed economia del Paese del Sud – Est asiatico ancora oggi influenza presente e passato dell’Indonesia? A chiudere, un aggiornamento su movimenti sociali, come quelli studenteschi e di lavoratrici e lavoratori, che iniziano a mobilitardi contestando il neogoverno Subianto su vari aspetti; dal ruolo “duale” dell’esercito – sia sul piano militare che su quello economico, tra compartecipazioni statali e estrattivismo – ai tagli in corso a servizi fondamentali come la sanità, dal legame sempre più stretto tra università e mondo delle aziende, fino alla crescente violenza repressiva della polizia. Di questo – e altro – parliamo nella puntata di febbraio 2025 in Levante, su Radio Onda d’Urto, con Guido Creta dall’Indonesia e con il nostro collaboratore, Dario Di Conzo. Ascolta o scarica da Radio Onda d’Urto
February 22, 2025 / InfoAut: Informazione di parte
Educazione Autonoma in Messico #2 – Esperienze Urbane
Siamo lietə di annunciarvi l’uscita di “Educazione Autonoma in Messico #2 – Esperienze Urbane”, un nuovo elemento della collana “Quaderni della Complicità Globale” realizzata in collaborazione con il progetto editoriale Kairos – moti contemporanei. da Nodo Solidale Nel volume abbiamo raccolto delle interviste, completamente inedite, dedicate all’educazione all’interno dei processi di organizzazione dal basso e  realizzate come Nodo Solidale in dialogo con l’ Organización Popular Francisco Villa de Izquierda Independiente, Tejiendo Organización Revolucionaria, Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer “Elisa Martínez”, A.C. e l’Asamblea de los Pueblos Indígenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio. Cogliamo l’occasione per ringraziare Carol Rollo per la meravigliosa copertina! In attesa di organizzare presentazioni e momenti di confronto vi proponiamo qui di seguito l’introduzione al libro: Il sogno di un mondo migliore nasce dalle viscere del suo contrario. (P. Freire) Il libro che vi trovate tra le mani nasce dal tentativo di approfondire quanto sperimentiamo nel nostro agire quotidiano a partire dalla relazione tra formazione, produzione e riproduzione di soggettività in lotta, attraverso uno sguardo che parte dalle resistenze delle nostre geografie e si estende al mondo intero. Nella pratica di ogni giorno abbiamo imparato a riconoscere la trasversalità dell’educazione all’interno dei percorsi che attraversiamo, nei nostri luoghi di attivazione e militanza: nelle scuole, nelle università, negli spazi occupati e autogestiti, così come nei quartieri popolari dove abitiamo. Abbiamo imparato, e ci rendiamo conto ogni giorno sempre di più, che l’educazione, la formazione e la condivisione di saperi sono un terreno di contesa con il sistema di alienazione e sfruttamento capitalista e che è urgente condividere strumenti ed esperienze che mettano in discussione il presente imposto, sostenendo la riproduzione di comunità in lotta nella loro crescita e nella costruzione di mondi altri, nel tentativo urgente di far fronte ad un continuo attacco dall’alto, diretto contro lxs de abajo, ovvero contro le mille soggettività subalterne di tutto il mondo. Questa raccolta di interviste nasce con la volontà di dare seguito alle riflessioni avviate con il libro “Educazione autonoma in Messico – Chiapas e Oaxaca”, dove avevamo raccolto testimonianze di lotta e di educazione comunitaria nei territori autonomi e ribelli del Messico profondo, esperienze fiorite tra esperimenti di autogestione popolare in zone rurali e indigene. Con questo nuovo testo abbiamo voluto rivolgere lo sguardo verso chi affronta la realtà della Hidra Capitalista, aggredendola da differenti punti e prospettive, nei territori urbanizzati delle città più o meno grandi del centro-sud del Messico. È proprio da questa prospettiva che ci sembra importante continuare a esplorare il ruolo che ha, e che può avere, l’educazione all’interno dei processi di organizzazione autonoma, con un’attenzione particolare a quello che succede in ambito urbano. Per fare questo abbiamo raccolto testimonianze, storie di vita e suggestioni, in dialogo con organizzazioni popolari e sociali con la maggioranza delle quali il Nodo Solidale da anni ha stretto un “patto di complicità”, di alleanza e scambio politico/umano; altre sono organizzazioni incontrate percorrendo il lungo e difficile sentiero dell’autonomia, costruito in seno all’ampio movimento a cui ha dato vita l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln) a partire dalla sollevazione del 1 gennaio 1994. Siamo partiti quindi da domande di carattere generale, che ci hanno aiutato a identificare che ruolo ha l’educazione formale e istituzionale all’interno della produzione e riproduzione di disuguaglianze lungo le linee di genere, razza e classe per cercare poi di capovolgere la questione: Che ruolo ha e può avere l’educazione nella produzione e nella riproduzione di soggettività in lotta e nella costruzione di processi dal basso che aspirano ad innescare una trasformazione radicale della società? Come dotarsi di strumenti e pratiche che permettano di comprendere la realtà che ci circonda per poterla trasformare e riscrivere? Qual è l’importanza di costruire forme di apprendimento libere e autonome per dotarsi di antidoti al presente capitalista che quotidianamente ci impone guerra, sfruttamento, oppressione, saccheggio e violenza? Cosa possiamo recuperare delle esperienze di educazione popolare e autonoma lontane e vicine nello spazio e nel tempo? La maggior parte delle realtà che abbiamo scelto di intervistare sono organizzazioni che non si occupano direttamente di educazione ma, piuttosto, vedono nell’educazione popolare uno strumento per rendere riproducibile il proprio progetto politico e le proprie pratiche di riappropriazione dei bisogni e trasformazione della realtà, per sostenere la soggettivazione della subalternità e un ribaltamento, nella pratica, dello stato di cose presente. Con l’esperienza del Progetto di Educazione e Cultura dell’Organización Popular Francisco Villa de Izquierda Independiente (OPFVII) abbiamo potuto scoprire come, a partire dalla rivendicazione di un tetto per tutti e tutte, si possa scommettere sulla costruzione di un mondo anticapitalista, qui e ora, stimolando alla partecipazione e alla vita comunitaria tutte le persone che abitano nelle comunità dell’Organizzazione, attraverso un processo continuo di crescita collettiva e di articolazione tra soggetti in lotta. Grazie ad alcune compagne di Tejiendo Organización Revolucionaria (TOR) – organizzazione nata dalle lotte universitarie dei primi del 2000, oggi con un piede dentro e uno fuori dall’università, e in prima fila nella lotta per il diritto ad un’educazione pubblica e di qualità – abbiamo potuto approfondire come i saperi saccheggiati all’accademia possono essere messi a disposizione di movimenti e percorsi di trasformazione sociale. Insieme abbiamo approfondito l’esperienza della scuola “Preparatoria Karl Marx”, costruita insieme all’OPFVII e con il sostegno di compagne e compagni solidali, e della scuola di formazione sindacale del sindacato dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Univesidad Autonoma de Mexico, come proprio contributo al sindacalismo di base messicano. “Brigada Callejera” è un’organizzazione civile autonoma di Città del Messico con oltre 30 anni di storia in strada, in prima linea tanto contro la tratta di persone, quanto per la rivendicazione del diritto alla salute e all’organizzazione delle lavoratrici sessuali. Con loro abbiamo parlato dell’importanza di riappropriarsi delle conoscenze relative al proprio corpo, la propria salute e dell’importanza di fornire alle lavoratrici sessuali la possibilità di ultimare o portare avanti gli studi, come passo fondamentale nel contesto più ampio della riappropriazione – senza deleghe – dei propri diritti. In conclusione, una compagna dell’Asamblea de los Pueblos Indigenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio (APIIDTT) ci ha raccontato l’esperienza della “Escuelita de la Tierra Rusianda’” e della riappropriazione delle conoscenze legate all’utilizzo delle piante medicinali intrapresa insieme ai ragazzi e alle ragazze di una scuola a Juchitàn de Zaragoza -’Istmo di Tehuantepec, stato di Oaxaca – e di come uno spazio autogestito può diventare un luogo di incontro e socialità, antidoto all’isolamento imposto dalla pandemia di COVID-19, capace di incrinare le mura che separano scuola e territorio. Le parole che trovate custodite in questo libro sono frutto di conversazioni che sono state possibili grazie al cammino collettivo, svolto fianco a fianco con ognuna delle organizzazioni protagoniste. La profondità e la vicinanza dei racconti gentilmente condivisi sono il risultato di numerosi scambi di saperi, attraverso momenti laboratoriali e di dibattito su diversi temi – dall’educazione alla salute-, fecondati in spazi comuni di lotta come picchetti, manifestazioni e, in alcuni casi, anche le barricate. Spesso davanti al fuoco, con caffè caldo in mano, con la polizia schierata sullo sfondo di un plantón in una geografia o un calendario qualsiasi, nasce l’idea di collaborare fra diversi, fra güeros e lotte locali, e ci si inventa un workshop come pretesto; elementi pratici per condividere tempo, emozioni e saperi, le tattiche, i mille modi della resistenza e dell’organizzazione dal basso. Tra queste occasioni di scambio possiamo citare per esempio il Laboratorio di grafica, embrione della Scuola di Arti e Mestieri dell’OPFVII; i laboratori di serigrafia – portati avanti con la complicità e solidarietà di 0stile Serigrafia Ribelle -; il laboratorio creativo “Cielo Stampato” – nato nella periferia romana e condiviso dalla Microstamperia Quarticciolo con i bambini dell’OPFVII e di Brigada callejera -; le giornate ed i laboratori dedicate alla salute con personale sanitario solidale dall’Italia condivisi assieme alla Brigada Callejera in uno dei quartieri più difficili del cuore popolare di Città del Messico, La Merced, come nella selva e sulle montagne del sud indigeno del Messico. Speriamo questo libro possa servire altrettanto da stimolo su questa sponda dell’oceano per la creazione di momenti di dibattito e incontro a partire dal desiderio di continuare a “camminare domandando” i sentieri della sovversione, guidandoci nella costruzione di un mondo che possa accogliere tutti i mondi possibili. Questo testo, insieme agli altri libri della collana “Quaderni della complicità globale”, nasce con la speranza di essere un elemento di connessione, affinché ci si possa conoscere e imparare a riconoscere tra organizzazioni, collettivi, associazioni e singoli, confrontandoci a partire dall’educazione intesa come pratica di liberazione e su tutte le differenti tematiche del complesso, difficile e necessario mondo dell’autogestione, dell’autogoverno e dell’organizzazione popolare. La nostra idea di scrivere e riportare lotte geograficamente così lontane non si fonda sulla necessità di importare ricette o linee guida per applicarle qui, e ancora meno sulla loro narrazione esotizzante, ma sul tentativo di raccontare la diversità per offrire elementi che possano ampliare lo sguardo sull’orizzonte, e così aiutarci a cogliere le infinite sfumature del presente, nelle quali inserire urgentemente il grimaldello della trasformazione sociale. Nodo Solidale
February 22, 2025 / InfoAut: Informazione di parte
Amma condannato ad un anno di reclusione per violazione della sorveglianza speciale
Riceviamo e diffondiamo. Solidarietà ad Amma e alla sua lotta contro la sorveglianza! Oggi in data 19.02.2024 il compagno anarchico Ammanuel Rezzonico (Amma) è stato condannato in primo grado alla pena di un anno di reclusione nel merito del processo per violazione dell’obbligo di dimora inerente alla misura di sorveglianza speciale di cui si è rivendicato l’infrazione, il compagno non farà appello dal momento che ha scelto di tenere una posizione anti-giuridica, dato ciò a meno di un appello da parte del P.M si può considerare la condanna come definitiva. Qui la dichiarazione portata da Amma durante il processo presso il tribunale diVarese: https://ilrovescio.info/2024/12/13/affinche-la-paura-cambi-di-campo-dichiarazione-di-amma-a-varese-in-occasione-del-processo-per-violazione-della-sorveglianza-speciale/
February 22, 2025 / il Rovescio
(it, en) [Aggiornamento] Presenza solidale con gli anarchici inquisiti nell’operazione Scripta Scelera rinviata al 1º aprile 2025 (Massa)
[Aggiornamento] Presenza solidale con gli anarchici inquisiti nell’operazione Scripta Scelera rinviata al 1º aprile 2025 (Massa) [AGGIORNAMENTO] Informiamo che nel corso dell’udienza dibattimentale del 14 febbraio è stato stabilito il rinvio di quella prevista per il 28 successivo, per la quale era stata fissata la presenza solidale. La nuova udienza è stabilita per martedì 1º aprile, gli orari della presenza in piazza sono invariati. PRESENZA SOLIDALE CON GLI ANARCHICI INQUISITI NELL’OPERAZIONE SCRIPTA SCELERA – MASSA, 1º APRILE 2025 8 agosto 2023. A fronte di una richiesta di dieci arresti in carcere, l’operazione Scripta Scelera porta a nove misure cautelari nei confronti di altrettanti anarchici e anarchiche inquisiti per la redazione e distribuzione del quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”. Un procedimento con cui lo Stato ha inteso “normalizzare” le misure cautelari per le accuse riguardanti le pubblicazioni rivoluzionarie. Scripta Scelera rappresenta un altro “capitolo” nelle politiche di guerra dello Stato italiano, in continuità tra le altre cose con le recenti manovre repressive volte a sottrarre agibilità politica a sempre più ampi settori sociali. 1º aprile 2025. Dopo oltre un anno si avvia alla conclusione il processo contro quattro compagni inquisiti. Il pubblico ministero Manotti della DDAA di Genova pronuncerà la propria requisitoria. A prescindere dalle ipotesi inquisitorie dell’accusa su presunte capacità istigatorie e terroristiche, le ragioni che lo Stato intende colpire sono quelle di chi si è opposto alla guerra anche tramite la denuncia delle industrie italiane coinvolte nella produzione di armamenti, così come quelle di chi ha sostenuto la mobilitazione del 2022-’23 contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo sviluppatasi con lo sciopero della fame di Alfredo Cospito. CI VEDIAMO MARTEDÌ 1º APRILE A MASSA: ORE 12:00 – APPUNTAMENTO IN PIAZZA FELICE PALMA ORE 15:00 – PRESENZA DAVANTI AL TRIBUNALE IN PIAZZA DE GASPERI * * * Cogliamo l’occasione per ricordare le coordinate del conto della cassa di solidarietà e l’e-mail per organizzare iniziative benefit o ricevere copia dei testi riguardanti Scripta Scelera: Carta postepay numero: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 – Intestataria: Ilaria Ferrario – Per contatti: solidaliscriptascelera[chiocciola]paranoici[punto]org — — — [Update] Gathering in solidarity with the anarchists accused in Scripta Scelera operation postponed to April 1, 2025 (Massa, Italy) [UPDATE] We inform that during the hearing of February 14th, it was decided by the judge to postpone that one scheduled for the following 28th, for which a solidarity gathering had been called. The new hearing has been set for Tuesday, April 1st, the times remain unchanged. GATHERING IN SOLIDARITY WITH THE ANARCHISTS ACCUSED IN SCRIPTA SCELERA OPERATION – MASSA, APRIL 1, 2025 August 8th, 2023. Following a request for ten arrests in prison, Scripta Scelera operation leads to nine precautionary measures against as many anarchists accused for the publication and distribution of the internationalist anarchist fortnightly ‘Bezmotivny’. A proceeding with which the State intended to ‘normalise’ the precautionary measures for charges concerning revolutionary publications. Scripta Scelera represents another ‘chapter’ in the war policies of the Italian state, in continuity among other things with recent repressive manoeuvres aimed at removing political practicability from ever wider social sectors. April 1st, 2025. After just over a year, the trial against four accused comrades is coming to an end. Public prosecutor Manotti of the DDAA (“Anti-Mafia and Anti-Terrorism District Directorate”) of Genoa will deliver his indictment, with the requests for sentencing. Regardless of the prosecutor’s inquisitorial hypotheses on alleged instigatory and terrorist capabilities, the reasons that the State intends to strike are the ones of those who opposed the war also by denouncing the Italian industries involved in the production of armaments, as well as those who supported the 2022-’23 mobilisation against 41 bis prison regime and life imprisonment without the possibility of parole developed with Alfredo Cospito’s hunger strike. WE WILL MEET ON TUESDAY, APRIL 1st, IN MASSA: 12:00 h. – SOLIDARITY GATHERING IN PIAZZA FELICE PALMA 15:00 h. – PRESENCE IN FRONT OF THE COURT IN PIAZZA DE GASPERI * * * We remind the account details for the solidarity fund and the e-mail address for organising benefit initiatives or receiving copies of the texts about Scripta Scelera operation: Postepay card number: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 – Account holder: Ilaria Ferrario – For contacts: solidaliscriptascelera[at]paranoici[dot]org scripta scelera massa 1 aprile 2025 english
February 22, 2025 / il Rovescio