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GABRIEL POMBO DA SILVA – REPRESSIONE IN INDONESIA – PRISONERS FOR PALESTINE – UG SOLUTIONS E MERCENARI A GAZA@4
Estratti dalla puntata del 8dicembre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia GABRIEL POMBO DA SILVIA E OPERAZIONE SCRIPTA MANENT Apriamo la puntata con la notizia della richiesta di arresto in Spagna del compagno anarchico Gabriel Pombo da Silva all’interno di un’operazione congiunta con la Digos di Torino per l’esecuzione della condanna a due anni di reclusione per apologia e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Condanna che si inscrive all’interno della strategia dell’Operazione Scripta Manent, volta a cancellare – anche su un piano storico oltre che repressivo – una fase della conflittualità anarchica. Apprendiamo che Gabriel è stato sottoposto a obbligo di firma e integriamo con gli aggiornamenti di una compagna: Aggiornamenti: REPRESSIONE DOPO I RIOTS IN INDONESIA E CASO “CHAOS STAR” Grazie al contributo di Palang Hitam/ABC Indonesia cerchiamo di osservare il contesto in cui si sono sviluppate le rivolte anti-governative tra agosto e settembre 2025, con un focus specifico sulla repressione dei compagni anarchici e la montatura del caso “Chaos Star”: AGGIORNAMENTI PRISONERS FOR PALESTINE Le pratiche di Palestine Action contro il genocidio e l’industria della guerra fanno paura per la loro efficacia e per il consenso che stanno producendo nel Regno Unito e in giro per il mondo; non stupisce quindi che l’apparato politico, repressivo e mediatico si siano mossi in sinergia – sotto forte impulso della diplomazia israeliana e del settore bellico sionista – per disinnescare questo movimento. Prosegue lo sciopero della fame portato avanti da prigioniere/i di Palestine Action a partire dal 2 novembre 2025 nelle carceri britanniche: tre di loro hanno subito ricoveri in ospedale, mentre la lotta fa finalmente breccia nella censura dei media di regime. Ascoltiamo gli aggiornamenti che ci arrivano da una compagna in UK: UG SOLUTIONS, YELLOW ZONE E CAMPI DI CONCENTRAMENTO A GAZA Il contractor statunitense del settore difesa UG Solutions, già attivo nell’approvvigionamento di mercenari per la Gaza Humanitarian Foundation, ha attivato una nuova campagna di reclutamento in vista dell’implementazione della nuova fase prevista per Gaza: tra campi di concentramento, linee della morte e ingegneria sociale. LA MORTE DI ABU SHABAB E IL TRAFFICO DI DROGA A GAZA Il 4 dicembre 2025 Yasser Abu Shabab è morto in un ospedale israeliano: autoproclamatosi leader delle Popular Forces, una milizia informale utilizzata da Israele in chiava anti-Hamas, questo gangster era una figura coinvolta nel contrabbando e nello spaccio di droga a Gaza (soprattutto oppioidi si sintesi come Tramadol) e il suo gruppo criminale ha avuto rapporti documentati con ISIS (Daesh):
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AGGIORNAMENTI PRISONERS FOR PALESTINE – PROCESSO PALESTINE ACTION – ISRAELIFICAZIONE E REPRESSIONE – CORSIGHT@1
Estratti dalla puntata del 1 dicembre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia PRISONERS FOR PALESTINE: AGGIORNAMENTI SCIOPERO DELLA FAME Sotto il peso della coltre di censura mediatica attivata nel Regno Unito, stiamo entrando nella quinta settimana dello sciopero della fame iniziato il 2 novembre 2025, Kamran Ahmed e Teuta “T” Hoxha hanno avuto bisogno di un ricovero ospedaliero. Osserviamo anche le azioni messe in campo in carcere da Lewie e Umer dei Brize Norton 5, il gruppo di Palestine Action che fece breccia in una base della RAF danneggiando due aerei Voyager complici del genocidio. In fine un comunicato di Abu Gib in solidarietà con i 30 migranti in sciopero della fame nei lager britannici contro la deportazione verso la Francia. ISREALIFICAZIONE E REPRESSIONE Partendo dall’osservazione del contesto italiano – tra il caso di Anan, Ali e Mansour, quello di Ahmad Salem e in fine di Mohamed Shahin – cerchiamo di delineare le diverse modalità operative dei processi di “israelificazione della repressione”, concentrandoci quindi sulle interferenze inerenti le udienze per il ricorso contro la proscrizione per terrorismo di Palestine Action in UK: Torniamo quindi a osservare uno dei principali vettori nei processi di israelificazione: l’importazione di sistemi di sorveglianza progettati all’interno di quel campo unico – in termini di deumanizzazione, marketing, produzione della minaccia permanente, oppressione, letalità, società dei varchi e via dicendo – rappresentato dal “Laboratorio Palestina”. Grazie a un’importante inchiesta di Fanpage, dalla quale emerge anche l’Arma dei Carabinieri come cliente, torniamo a parlare del colosso israeliano della sorveglianza biometrica Corsight:
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RAPPRESAGLIA REPRESSIVA – AHMAD SALEM E IL “TERRORISMO DELLA PAROLA” – PRISONERS FOR PALESTINE@1
Estratti dalla puntata del 24 novembre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia RAPPRESAGLIA REPRESSIVA CONTRO LE MOBILITAZIONI DI PIAZZA Dopo la perturbazione delle relazioni di forza rappresentata dalle manifestazioni oceaniche per la Palestina tra settembre e ottobre 2025, gli apparati securitari dello Stato (procure, questure, DDA, ecc.) ricorrono alla rappresaglia. Con una certa sincronia si dispiegano operazioni repressive tra Catania, Cagliari e Brescia, tese a colpire chi si è mobilitato negli ultimi mesi contro il DDL Sicurezza, il Genocidio di Gaza, la militarizzazione e l’industria bellica. A queste si aggiunge l’accanimento, tanto su un piano muscolare quanto sanzionatorio, contro le realtà studentesche conflittuali a Torino. AHMAD SALEM E L’ELASTICITÀ DEL “TERRORISMO DELLA PAROLA” Grazie al contributo di una compagna cerchiamo di approfondire la storia di Ahmad Salem: giovane palestinese colpito dalla repressione in Italia. Appelli alla mobilitazione contro il Genocidio diventano istigazione, filmati pubblici di azioni della resistenza palestinese si configurano come “auto-addestramento”. Se per il caso di Anan, Ali e Mansour risulta evidente il controllo israeliano sull’apparato inquisitorio italiano, nella vicenda di Ahmad si delineano in particolar modo la volontà comprimere l’agibilità politica di pezzi di popolazione, di stabilire la loro vulnerabilità di fronte a categorie repressive come quella del “terrorismo”, di sperimentare l’elasticità delle norme contenute nell’ultimo Pacchetto Sicurezza (ex DDL 1660) a questo scopo. / / A questo proposito segnaliamo l’arresto e l’attivazione delle procedure per la deportazione dell’imam di Torino Mohamed Shahin AGGIORNAMENTI DA PRISONERS FOR PALESTINE Silenzio stampa, censura impermeabile dei media di regime. La meschinità delle guardie per cercare di rompere lo sciopero. Mentre prigioniere e prigionieri di Palestine Action entrano nella quarta settimana di sciopero della fame ricevono la solidarietà di chi è stato rinchiuso nelle carceri israeliane. / / Nel frattempo apprendiamo che le condizioni di salute di Kamran Ahmed si sono deteriorate ed è stato ricoverato in ospedale il 25 novembre 2025
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MOBILITAZIONE PER ANAN – PRISONERS FOR PALESTINE E SCANDALO ELBIT – EUROPOL E SORVEGLIANZA DI MASSA@1
Estratti dalla puntata di lunedì 17 novembre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia MOBILITAZIONE IN SOLIDARIETÀ CON ANAN YAEESH Grazie al contributo di un compagno riprendiamo alcuni aggiornamenti sulla situazione del prigioniero palestinese Anan Yaeesh, detenuto attualmente nel carcere di Melfi e sotto processo su mandato dello Stato Sionista. Mentre l’apparato sanzionatorio italiano cerca di aderire supinamente alla linea accusatoria israeliana, arrivando a sentire come testimone dell’accusa una figura schierata come il console di uno Stato accusato in sede internazionale di Genocidio, proseguono le mobilitazioni solidali, come il presidio convocato per il 21 novembre 2025 a L’Aquila. PRISONERS FOR PALESTINE E SCANDALO ELBIT Partendo con alcuni rapidi aggiornamenti sullo sciopero della fame di Prisoners for Palestine, le mobilitazioni in UK e la solidarietà espressa anche in Italia da prigionieri anarchici, ci concentriamo su un recente fatto di cronaca inerente Elbit Systems. Elbit Systems UK, sussidiaria britannica del colosso bellico israeliano al centro delle azioni di Palestine Action, è protagonista di uno scandalo che rischia di farle perdere l’appalto miliardario con l’esercito britannico per i programmi di addestramento delle sue forze armate. Questo ci consente anche di operare un rapido sguardo sull’ingresso di Elbit nel settore della formazione e dell’addestramento degli eserciti e delle forze di polizia in giro per il mondo, come ulteriore forma di consolidamento della legittimazione dell’Entità Sionista. EUROPOL TRA LOBBYING E SORVEGLIANZA DI MASSA In compagnia di Giacomo Zandonini torniamo a osservare il lavorio di Europol per strutturare un’architettura di sorveglianza di massa. Grazie al suo contributo iniziamo gettando uno sguardo all’interno dei Research and Industry Days di Europol, dove l’agenzia ha proposto al mondo dei privati la propria lista dei desideri, tra robotica e automazione delle analisi dei dati. Europol agisce sia su un piano di promozione delle tecnologie sorveglianti, sia di pressione sul piano normativo, interagendo tanto all’interno dei contesti politici comunitari quanto proponendo l’arruolamento dei colossi del capitalismo delle informazioni, mentre un avamposto di Microsoft è già operativo all’interno del suo quartier generale a L’Aia. LINK ALLE INCHIESTE: Statewatch Solomon
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La detenzione amministrativa come manifestazione della colonia, in Palestina e nei CPR@1
La prima di una serie puntate di Harraga (trasmissione in onda su Radio Blackout ogni venerdi dalle 15 alle 16) in cui proviamo a tracciare un fil rouge, che dalla Palestina riporti alle logiche e alle dinamiche coloniali occidentali nei nostri contesti, che sfruttano e opprimono, tanto in Palestina quanto in Italia, le persone razzializzate. L’obiettivo non sta tanto nel definire somiglianze e divergenze nelle forme di repressione ed oppressione, al di qua e al di là del Mediterraneo, ma sviluppare terreni di lotta comuni capaci di tenere insieme le lotte: non solo nella teoria politica, ma a partire proprio dalla materialità con cui si manifestano. Partiamo quindi dalla detenzione amministrativa e dai CPR, forma di repressione e segregazione in Palestina di larghissimo utilizzo da parte dell’entità sionista e tassello chiave della catena del razzismo di stato qui in Italia.  La fase di mobilitazioni in solidarietà al popolo palestinese che abbiamo attraversato negli ultimi mesi, ha rappresentato un salto di qualità rispetto a quanto messo in campo in Occidente negli ultimi decenni. Dallo slogan “blocchiamo tutto”, le mobilitazioni hanno raggiunto non solo la comprensione ma soprattutto la presa di responsabilità chiara e collettiva che ciò che produciamo qui sui luoghi di lavoro, nelle scuole o nelle università, è complice e materialmente responsabile del genocidio e dell’oppressione sistemica del popolo palestinese. Ma non solo, la consapevolezza che inizia a radicarsi anche nella fetta più ampia del movimento ProPal, è che la Palestina non rappresenta solo se stessa ma tutte le lotte e le rivendicazioni anticoloniali e antirazziste, sia negli obiettivi della lotta di liberazione e autodeterminazione che nelle forme in cui essa si concretizza. Siamo quindi partite dal delineare in cosa consiste la detenzione amministrativa in Palestina, la genealogia della sua nascita e le fluttuazioni storiche del suo utilizzo, per poi provare a tracciare le analogie negli obiettivi di questo strumento di repressione in Italia come in Palestina. In primo luogo come monito ai liberi: in Palestina, per esempio, è prassi che l’esercito sionista arresti i familiari dei combattenti per convincerli a desistere dalla lotta. D’altra parte in Italia le torture e le deportazioni sono quantitativamente minori in relazione al numero di persone sprovviste del permesso di soggiorno, ma sono funzionali al terrorizzare tuttx  le/gli altrx tentando, con l’uso della paura su larga scala, di renderli docili. Altrettanto chiara è, in entrambi i contesti, l’obiettivo di creare profitto dal razzismo. Dall’evidente guadagno di aziende private sui corpi delle persone recluse nei CPR, alla possibilità di sfruttare manodopera a bassissimo costo tramite il meccanismo del ricatto del permesso di soggiorno. Fino ad arrivare in Palestina dove l’intera società può essere definita una società carceraria, dove genocidio, pulizia etnica e incarcerazioni di masse generano profitto come laboratorio sperimentale di armi e sistemi di sicurezza di ogni tipo. Se è vero, come dicono in molti, che Israele fa e ha fatto per anni il lavoro sporco dell’Occidente, spingendo sempre più in là l’asticella del livello di violenza e repressione accettabili dalla “democratica società civile”, dall’invenzione da parte delle IOF della dottrina della spoporzionalità del 2006 alle violenze indicibili commesse dall’esercito sionista dal 7 ottobre a Gaza, ai trattamenti deumanizzanti che, se fino a ieri sarebbero stati impensabili, oggi sono fin normalizzati dalle popolazioni occidentali. E’ anche vero che in Europa la sperimentazione di livelli di violenza, controllo e repressione si attua sempre sulle vite delle persone migranti che fungono, in tale quadro, anche da banco di prova per estendere i limiti dell’umanamente accettabile, nonché per normalizzare forme di tortura sia fisica che psicologica.  Dall’altro lato, va ricordato che Israele è un prodotto dell’Occidente e pertanto necessita della continua legittimazione ideologica razzista ed islamofoba occidentale che si manifesta con la narrazione della “minaccia islamica”, usata a scopo propagandisco dai governi occidentali e non solo, per giustificare un discorso sulla “sicurezza”, sul riarmo e sul controllo delle frontiere. Di tutto questo ne abbiamo parlato proprio nel giorni di apertura della settimana di mobilitazione per i prigionieri palestinesi. Sempre al fianco delle 3368 persone imprigionate in detenzione amministrative nelle carceri sioniste; con Anan, Ali e Mansour imprigionati in Italia per conto dello stato sionista; con chi si trova reclusə per aver lottato al fianco della Palestina e contro le complicità di aziende belliche occidentali, con Tarek e con Prisoners4Palestine e Stecco, in sciopero della fame da più di sette giorni. Libertà per tuttx!
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Prisoners for Palestine – Age Verification: oltre il porno – Muri di droni – Libia e ONG@0
Estratti dalla puntata del 10 novembre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia PRISONERS FOR PALESTINE IN SCIOPERO DELLA FAME Lo sciopero della fame di Prisoners for Palestine rappresenta la prosecuzione in ambito detentivo della lotta portata avanti da Palestine Action contro le complicità istituzionali e le appendici dell’apparato tecno-militare sionista nel Regno Unito. A circa una settimana dall’inizio di questa mobilitazione, alla quale si sono aggiunti in solidarietà il prigioniero anarchico Luca Dolce (Stecco) e Jakhi McCray dagli USA, iniziamo dando spazio alle rivendicazioni dichiarate come obbiettivi dello sciopero della fame: fine della censura, accesso a misure cautelari alternative al carcere, diritto a un giusto processo, deproscrizione di Palestine Action e chiusura di tutte le filiali di Elbit System in UK. Dopo avere aggiornato su chi siano le prigioniere e il prigioniero che fino a qui hanno aderito allo sciopero della fame a rotazione, passiamo alla lettura del comunicato rilasciato da una di loro, Heba Muraisi. In conclusione, una riflessione sull’utilizzo tattico e strumentale della categoria di “terrorismo” per cercare di depotenziare la strategia portata avanti da Palestine Action in sede processuale: una classificazione neutralizzante del nemico utilizzata tanto dagli apparati militari quanto da quelli repressivi. Aggiornamento: L’attivista di Palestine Action Sean Middlebrough, 33 anni, soprannominato Shibby, è fuggito da una prigione del Regno Unito dopo essere stato rilasciato per un permesso temporaneo per assisetere al matrimonio del fratello. Sean ha dichiarato in una comunicazione ricevuta da Electronic Intifada: “Non sono in fuga. Sto semplicemente agendo con buon senso, rifiutando di essere trattenuto come prigioniero di guerra israeliano in una prigione britannica”. AGE VERIFICATION E (NON SOLO) PORNO Il 12 novembre 2025 entra formalmente in vigore la norma che prevede l’obbligo di verifica della maggiore età per l’accesso a contenuti online per adulti. Se l’attenzione si è concentrata soprattutto sui siti pornografici, in realtà le categorie interessate sono estese ad altri ambiti, promuovendo scenari di censura ancor più che di sorveglianza. Cerchiamo di osservare in quale traiettoria politica si inserisca questo provvedimento, nella corrente di riorganizzazione delle condotte online-offline e di implementazione della “società dei varchi” che passa per Identità Digitale e Real Name Internet. A margine una riflessione su pornografia e biopotere. I “MURI DI DRONI” Mentre torniamo a monitorare alcuni indicatori del rischio esplosione della “bolla dell’AI”, tra le quali i tentativi di Deutsche Bank di fare “hedging” (copertura per ridurre i rischi) sui suoi investimenti in datacenters e la perdurante attenzione di Google verso il settore militare (questa volta in Australia), cerchiamo di descrivere la normalizzazione del concetto di “muro di droni”: dalla War on Migrants ai Baltici, dalla separazione tra fronte ucraino e fronte russo alla scala continentale del programma cinese Transparent Ocean. GUARDIA COSTIERA LIBICA, SPARI CONTRO ONG E IL RUOLO DELL’ITALIA Il 2 novembre 2025 si sono rinnovati i memorandum Italia-Libia. Negli scorsi mesi è aumentata la violenza della Guardia Costiera libica, finanziata dall’UE, che ha aperto il fuoco almeno tre volte contro ONG e persone in movimento. Ma i memorandum non sono le uniche collaborazioni che finanziano e legittimano la violenza delle frontiere esterne in Libia. Abbiamo parlato del coinvolgimento di Frontex nelle deportazioni dalla Libia, dell’addestramento in Italia di truppe speciali libiche e delle pratiche con cui la Guardia Costiera libica dissuade gli interventi solidali di search and rescue.
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