Nelle ultime settimane sono tanti i fatti di cronaca che raccontano di episodi
di violenza tra pari che riguardano i più giovani. Spesso l’argomento viene
affrontato male, in chiave stigmatizzante e razzista. Resta il fatto che questi
episodi sono il riflesso di problemi e contraddizioni reali, che non si possono
semplicemente ignorare. Per questo, abbiamo deciso di provare a sviluppare un
approfondimento sul tema, a partire da un insieme plurale di sguardi. In queste
prime interviste, andate in onda nelle ultime due settimane, ci siamo
confrontate con il giornalista Gabriel Seroussi e la psicologa Sarah Abd El
Monem.
Con Seroussi, autore del libro La Periferia vi guarda con odio (Agenzia X,
2025), abbiamo parlato della distorsione mediatica che viene alimentata in
Italia verso i giovani delle periferie. Distanziandoci da un discorso di
criminalizzazione, gli abbiamo chiesto di raccontarci, a partire dalla sua
esperienza e dal suo lavoro, il contesto di cui tenere conto quando parliamo di
episodi di violenza in situazioni di marginalizzazione. Ci racconta anche
dell’importanza della creazione di spazi di confronto collettivi, che permettono
di far fronte alle difficoltà circostanti a partire della propria identità e
diritti.
Abd El Monem, psicologa clinica con prospettiva transculturale a Milano, ha
condiviso informazioni di stampo più prettamente psicologico, dati di cui
raramente sentiamo parlare. Sulla base della sua esperienza con le giovani
generazioni, in particolare giovani con background migratorio, dipinge un quadro
in cui non sempre i servizi di sostegno sono accessibili e adeguati. Questo in
situazioni in cui i giovani sono spesso costretti a crescere troppo in fretta e
fanno fatica a sentirsi riconosciuti nelle loro identità plurali, elementi che
possono generare, tra le tante cose, un senso di allerta costante.
Post in aggiornamento con, prossimamente, l’aggiunta di ulteriori interviste e
prospettive.
Tag - periferie
Dopo il week end di mobilitazione nel quartiere Quarticciolo è tempo di alcune
valutazioni su questo passaggio importante. La manifestazione di sabato 1 marzo
ha visto la partecipazione di moltissime persone soprattutto del territorio,
questo è un dato da cui partire non scontato. La piazza ha espresso l’esigenza
di decidere per il proprio quartiere mettendo […]
Il 23 dicembre scorso il governo ha approvato un decreto che individua sei
periferie in Italia in cui esportare il modello Caivano. Sono stati stanziati
180 milioni di euro in tre anni ed è previsto un commissario straordinario a cui
è affidato il compito di individuare gli interventi strutturali necessari in
determinati quartieri: sgomberi, polizia […]
Always on the move
Torino: vetrina per turisti e città delle armi
Giovedì 28 novembre
ore 21 in corso Palermo 46
Presentazione dell’opuscolo
Dialogheranno Francesco Migliaccio e Maria Matteo
Era la capitale dell’auto. Oggi Torino è attraversata da due processi
trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi.
La lenta ma inesorabile fuga della Fiat ha decretato la decadenza e
l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni
comunali degli ultimi vent’anni hanno provato a costruire, con alterna fortuna,
“la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e
sociali devastanti, perché basata su violente strategie di controllo sociale ed
interventi di riqualificazione escludenti: una sempre più netta dinamica di
gentrification. (…)
La trasformazione urbana ha investito sia aree ex industriali, sia quartieri
abitati in modo significativo da una popolazione razzializzata e povera.
Il governo della città ha scelto di non approntare strumenti di attenuazione
dell’impatto sociale delle scelte operate, demandandone la gestione alla polizia
e ai militari. Semmai si foraggiano associazioni e cooperative “amiche” perché
trasformino la povertà in esotismo per turisti, intercettando e trovando
complicità tra la nascente borghesia immigrata e nel fitto sottobosco
clientelare delle associazioni e delle cooperative del sociale. (…)
Torino è oggi uno dei centri dell’industria bellica aerospaziale. (…) Il
definitivo declino del settore dell’automotive ha innescato un processo di
riconversione che si è indirizzato verso l’industria bellica. (…)
Settima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4
miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business
di morte.
Buona parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte. I
settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il
Politecnico, e altri settori della formazione. (…)
La Città dell’aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica
aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino,
sorgerà tra corso Francia e corso Marche. (…)
La Città dell’Aerospazio è appoggiata attivamente dal governo della città, da
quello della Regione e da Confindustria.
I diversi attori imprenditoriali e politici sostengono il progetto giocando la
carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a
fine mese è ancora più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre
più un privilegio per chi può pagare.
É una logica perversa quella che vede nell’industria bellica il motore che
renderà più prospera la nostra città . Un’economia di guerra produce solo altra
guerra.
Contrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione
etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario
a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle
dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla
scintillante vetrina dei grandi eventi. (…)
“Always on the move” “sempre in movimento”, lo slogan coniato
dall’amministrazione Chiamparino per le olimpiadi invernali del 2006, finite con
impianti abbandonati e debiti, è l’emblema di una città dove, always on the move
ci sono le migliaia di lavoratori precari sempre in moto per mettere insieme il
pranzo con la cena.
L’opuscolo, il secondo dei quaderni di Anarres, è stato curato dall’Assemblea
antimilitarista e dalla Federazione Anarchica Torinese
Le riunioni, aperte a tutti gli interessat*, sono ogni martedì alle 20 in corso
Palermo 46.
L'OVALE STORTO - RACCONTO DELLE PERIFERIE, DISABILITÀ E CARCERI, ATTRAVERSO IL
RUGBY
Circolo “Ost Barriera” - Via Luigi Pietracqua, 9
(venerdì, 1 marzo 20:30)
La Dynamo Dora Rugby presenta una serata di storie ovali.
Letture e musica per raccontare storie e riscoprirsi "palla ovale". Durante
l'iniziativa, attraverso l'ausilio di fotografie, suoni e racconti, si
condivideranno voci e testimonianze estratte dal progetto "L'ovale storto",
ideato per raccontare periferie, disabilità e carceri d'Italia tramite il rugby
in quanto strumento inclusivo, propedeutico e a tratti riabilitativo.
Saremo ospiti di OST Barriera, in una cornice urbana simile a quella di alcune
delle storie raccontate.
Il progetto è stato realizzato da Matthias Canapini.
Matthias Canapini (scrittore, giornalista, fotografo) è nato a Fano nel 1992.
Dal 2012 viaggia per raccontare storie con taccuino e macchina fotografica,
documentando aree di conflitto (Siria, Ucraina, Kurdistan), il sisma in centro
Italia, le memorie "rurali" lungo alpi e appennini. Tra il 2016 ed il 2018 ha
ideato e sviluppato il progetto "L'ovale storto".
Durante la serata sarà possibile contribuire all'autofinanziamento delle
attività della Dynamo Dora e del circolo OST Barriera.
Venerdì 1 marzo h. 20:30 @OST Barriera, via Pietracqua 6 Torino.